Le vetrate di velluto di Guillaume de Marcillat

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Marcillat mastro vetraio

L’artista di cui voglio parlarvi oggi, Guillaume de Marcillat, è davvero uno dei più strepitosi in terra aretina. Benché forestiero (nacque in Francia nel 1468 a La Chåtre), seppe tuttavia imporsi nella rinascimentale Toscana con uno stile innovativo nella tecnica e nella composizione. La tecnica delle vetrate infatti, molto diffusa in Francia, era poco praticata e conosciuta in Italia, dove non aveva mai decollato coma arte autonoma.

Marcillat a Cortona (1515-1518)

Marcillat

Madonna della Misericordia – Santa Maria al Calcinaio

Dopo un breve soggiorno a Roma, chiamato da Papa Giulio II, dove poté ammirare la “Maniera Grande” ovvero l’arte di Michelangelo e Raffaello, Guillaume de Marcillat si trasferì a Cortona per volontà del Cardinale Passerini. Poco dopo, viste le numerose opere a lui commissionate nella città di Arezzo, vi si traferì nel 1519 fino alla morte (1529).

A Cortona Marcillat lascia una bellissima vetrata nel rosone della chiesa di Santa Maria al Calcinaio. Il tema è mariano, come dedicate alla Vergine sono le vetrate tonde di Arezzo della Santissima Annunziata e della Cattedrale.

Marcillat ad Arezzo (1520-1529)

Ma è ad Arezzo che Marcillat lascia la maggior parte delle sue produzioni.

L’attento visitatore che si trovi all’interno della Cattedrale aretina infatti, noterà senza dubbio le meravigliose vetrate che corrono sul lato sud della chiesa. Le ore migliori per ammirarle sono quelle diurne, quando vengono baciate dalla luce del sole che ne enfatizza il meraviglioso chiaroscuro e le particolari sfumature cromatiche dei velluti e dei marmi.

Marcillat

Adultera – Cattedrale di Arezzo

Le opere rappresentano scene del Nuovo Testamento.

Dalla porta laterale destra della Cattedrale, andando verso l’altare, si incontrano nell’ordine:

La chiamata di San Matteo (1520)

Battesimo di Gesù (1519)

La cacciata dei Mercanti dal Tempio (1524)

L’Adultera (1524)

La Resurrezione di Lazzaro (1520)

 

Cappella di Santa Lucia:

Santa Lucia (1518)

 

In controfacciata

Discesa dello Spirito Santo (1518)

 

La grandezza di Marcillat nella Cattedrale aretina, dove lascia inoltre la decorazione ad affresco delle prime tre campate della navata centrale, è data dallo strepitoso connubio tra la tecnica dell’ars fenestraria francese e la composizione prospettica obbligata dalla struttura architettonica delle finestre.

I piani prospettici armonizzano la disposizione dei personaggi nello spazio della rappresentazione. L’architettura nello sfondo obbedisce ai punti di fuga sapientemente calcolati, anche nel caso di due finestre adiacenti.

I colori sono brillanti, caldi, vivificati dal sole che dà corpo alle rappresentazioni, ne enfatizza i velluti e ne anima i personaggi. L’armoniosa tavolozza si staglia perfettamente nello sfondo grigio della pietra serena, fungendo allo stesso tempo da immagine devozionale e da punto di luce.

Marcillat, artista straniero e portatore di un’arte lontana dalla nostra tradizione, ha saputo ben inserire, con gusto nordico e classico insieme, un’innovazione tecnica che curiosamente fu ben accolta in una Toscana Rinascimentale.

Inutile dire che Marcillat val bene una visita…

 

 

 

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